L’intervista a Paul Hawken sull’ultimo numero di Trim Tab, il magazine trimestrale del Living Future Institute, è l’occasione per parlare di ‘capitalismo naturale’, la teoria introdotta dallo stesso Hawken insieme a Amory B. Lovins e L. Hunter Lovins nel libro ‘Natural Capitalism’ del 1999. ‘Creating the Next Industrial Revolution’ è il sottotitolo di quello che può essere considerato contemporaneamente il manifesto, la Bibbia e il manuale operativo della nuova rivoluzione ‘green’ improntata alla sostenibilità. Dice Peter Senge (The Fifth Discipline): ‘If Adam Smith’s The Wealth of Nations was the bible for the first Industrial Revolution, then Natural Capitalism may well prove to be it for the next.’
Le precedenti rivoluzioni industriali si erano concentrate sull’aumento della produttività per consentire il progresso sfruttando risorse naturali apparentemente illimitate. Oggi (all’epoca dell’uscita del testo, cioè 14 anni fa) siamo di fronte ad un altro modello di sviluppo che vede lo scontro drammatico tra aumento esponenziale della popolazione del globo, riduzione della necessità di manodopera legata alla tecnologia e alle macchine, diminuzione inesorabile del capitale naturale. È questo un primo concetto chiave: la definizione di ‘capitale naturale’: le risorse naturali della Terra e dei sistemi ecologici a supporto della vita. Un patrimonio di inestimabile valore anche perché, semplicemente è in assenza di valide alternative conosciute e di possibilità efficaci di rigenerarsi (la Terra è un sistema chiuso rispetto alla materia – primo principio della termodinamica !). Fino ad oggi abbiamo utilizzato queste risorse come se fossero illimitate, gratuite e l’impatto negativo (ambientale e sociale) del modello di economia fosse comunque risolvibile.
Contrapposto al modello tradizionale, il capitalismo naturale è alla base del cambiamento di paradigma legato alla sostenibilità. Una ‘green economy’ che tenga conto del valore del capitale naturale ma che sia comunque in grado di fornire delle grandi opportunità di sviluppo, basate su 4 grandi cambiamenti di mentalità:
- Radically increase the productivity of natural resources. Aumentare radicalmente la produttività delle risorse naturali, il che significa che le aziende più innovative in tema di sostenibilità stanno da tempo sviluppando processi produttivi che utilizzano le risorse naturali in modi 5, 10 anche 100 volte più efficienti. E quindi risparmiano queste risorse, così come costi, tempi e capitali utili per implementare gli ulteriori 3 modelli seguenti.
- Shift to biologically inspired production models and materials. Virare verso modelli produttivi e prodotti ispirati al comportamento della natura. È il concetto di biomimicry (biomimesi, biomimetica). Non solo ridurre i rifiuti ma eliminarne totalmente il concetto – vedi anche Cradle to Cradle – così come avviene in natura (non esistono ‘rifiuti’, gli scarti di una specie diventano nutrimento per un successivo processo naturale, in un ciclo continuo). I processi produttivi così strutturati recuperano le materie prime incluse nei prodotti al termine del loro utilizzo e impiegano fonti energetiche rinnovabili.
- Move to a “service-and-flow” business model. Spostarsi verso un modello di business basato sui servizi, in un flusso continuo. Un altro radicale cambiamento di approccio: il modello tradizionale di business si basa sulla vendita di beni (prodotti). Nel nuovo modello il valore è dato invece dall’offerta di un servizio, senza la necessità per il cliente di possedere fisicamente il bene. Non vendo automobili, offro un servizio di car-sharing (ciò che interessa è usufruire della mobilità, non possedere un veicolo). È una visione che allinea comunque gli interessi di clienti e fornitori ottenendo i benefici (ambientali, economici, sociali) di una migliore produttività delle risorse.
- Reinvest in natural capital. Reinvestire in capitale naturale. Una società che sta esaurendo il proprio capitale (naturale) sta minando la propria futura prosperità. È la nota metafora dell’omino che sta segando il ramo sul quale è seduto… Aumentano sempre più per le aziende i costi ambientali, aumentano i bisogni (ahimè, anche i desideri) umani, aumenta la consapevolezza ambientale dei consumatori. Queste pressioni possono creare, se adeguatamente incanalate, nuove opportunità per un business sostenibile.
Si può trarre profitto da questi 4 principi (‘a more environmentally friendly business model’), lo dimostrano le pagine di questo libro, ricche di decine e decine di esempi concreti di quanto tutto ciò sia già possibile, in tutti gli ambiti umani ed economici che conosciamo (mobilità, gestione dei rifiuti, industrie, edifici, alimentazione, acqua, clima, società). L’approccio non può che essere necessariamente sistemico: la carenza di lavoro, di speranza nel futuro, di soddisfazione, di sicurezza, non sono patologie isolate ma scaturiscono da una gestione globale imperniata sullo spreco di risorse, di denaro, di persone. Le soluzioni sono quindi intrecciate e sinergiche: un’impresa che ridimensiona il proprio consumo di risorse può mantenere più persone, che possono favorire un’innovazione che guidi il miglioramento futuro.
Il sito dedicato a ‘Natural Capitalism’ contiene molte risorse utili e tra l’altro diffonde (anche vista l’importanza dei temi) gratuitamente il messaggio (anche se una copia del volume non può mancare nella Vostra libreria !): tutti i capitoli del libro sono scaricabili ai seguenti link
1. The Next Industrial Revolution.
2. Reinventing the Wheels: Hypercars and Neighborhoods.
3. Waste Not.
6. Tunneling Through the Cost Barrier.
10. Food for Life.
12. Climate: Making Sense and Making Money.
Nell’intervista su Trim Tab, fatta durante l’ultima conferenza Living Future (15-17 maggio 2013 a Seattle), Paul Hawken è citato come ‘transformational people’. Rimando per l’intervista completa al sito di Living Future Institute, ma riporto di seguito alcuni passaggi che mi sembrano significativi, anche in relazione a come si sta evolvendo nel mondo la cultura della sostenibilità.
Una prima domanda riguarda lo sviluppo esponenziale del movimento di pensiero legato ai ‘green building’ che sembra aver occupato tutta la scena della sostenibilità (all’inizio il tema degli edifici era co-optato in una tematica molto più ampia, ora sembra che la situazione si sia invertita). Hawken ne approfitta per muovere un’osservazione anche verso la pubblicizzazione delle pratiche green fatte da alcune star di Hollywood. È un approccio fuorviante (‘brown’) che può fare pensare che modificare qualche semplice azione quotidiana (se fai questo, se mangi quello, ecc.) possa consentire di realizzare facilmente una sostenibilità che invece necessita di un cambiamento complessivo radicale del nostro stile di vita.

Un’altra critica di Hawken va al catastrofismo che il movimento ambientalista ha usato soprattutto come strumento per raccogliere in questi decenni fondi e ottenere una sensibilizzazione generale. Questa visione apocalittica del futuro non è efficace per convincere le persone nel profondo del loro cuore e della loro mente e ha creato una contrapposizione (anche veicolata dai media) tra punti di vista opposti e ‘gridati’. La polarizzazione erode la possibilità del dialogo, che invece dovrebbe esssre l’approccio più naturale per l’essere umano.

Trim Tab chiede poi qual è la ‘storia’ che lui sta raccontando abitualmente in questo periodo e Paul Hawken ne approfitta per sfatare un altro mito, quello di vedere il carbonio come ‘male assoluto’. Sembra che ce ne dobbiamo liberare a tutti i costi ! – sottolinea Hawken – Ma il carbonio (e l’anidride carbonica) sono alla base della vita che stiamo cercando di ripristinare sulla Terra. Quando ci alziamo la mattina, la colazione che mangiamo è … carbonio. Lo stesso dicasi per il pranzo e per la cena. Siamo creature a base di carbonio, che lo ossidano ogni giorno in modo da poter cantare, ballare, pensare, lavorare, aver cura degli altri, vivere. Abbiamo letteralmente bisogno di ri-inverdire (re-green) una biosfera che è stata ‘decarbonizzata’. Quando bruciamo una tonnellata di gas, bruciamo tonnellate di materia ‘green’ creata nel passato.

Come si fa a mantenere l’ottimismo, chiede ancora la redazione di Trim Tab? La risposta è in un certo senso spiazzante. ‘Non cerco di essere ottimista – dice Hawken – quando tenti di essere fiducioso o ottimista, stai tagliando fuori tutto ciò che potrebbe farti sentire altrimenti. La speranza è una sorta di narcotico mentale che usiamo per mascherare le nostre paure. Se non hai paura, non c’è necessità di essere fiducioso. Penso che abbiamo bisogno di guardare alle nostre paure e fare amicizia con questi sentimenti. […] La nostra felicità non viene dal cercare di essere felici. Viene dall’essere presenti, dall’essere incantati, da guardare tutto quello che succede con occhi nuovi. Ciò che succede quando si invecchia è che perdiamo la capacità innata che ha un bambino di vedere il mondo in modo nuovo ogni momento. […] Abbiamo perso quelle qualità. Sono coperte dalla nostra intelligenza. Possiamo portare alla luce quelle abilità originali infantili, vedere il mondo così com’è ed essere profondamente grati per il semplice fatto di essere vivi’.
Perché equità e giustizia sociale sono importanti per il movimento ambientalista? C’è qualcosa che manca? – è un’altra questione posta a Paul Hawken .- Ciò che il Living Future Institute sta facendo con DeclareTM (un nuovo database di prodotti per le costruzioni per i quali i produttori hanno dichiarato tutti gli ingredienti nell’etichetta – n.d.r.) e JUST (una certificazione aziendale sull’equità sociale) è molto importante. Penso che siamo pronti per questo tipo di comunicazione e trasparenza ovunque. […]
Una volta qualcuno dopo un colloquio mi ha detto – ma non sei solo un sognatore? Ho detto, sì, ma qualcuno deve sognare un futuro vivibile. Se non sogniamo un futuro vivibile, allora, in un certo senso, stiamo consegnando i nostri figli ad un incubo. E’ un regalo per il futuro sognare ciò che è possibile. […] Penso a un futuro vivibile come un processo, non un risultato. Lo vedo come il modo in cui le persone parlano tra loro e il modo nel quale rispettano ogni forma di vita. Lo vedo come una consapevolezza relazionale (mindfullness) che si manifesta in tutto ciò che facciamo e tutto quello che diciamo. […] Dobbiamo chiederci se le molteplici crisi che affliggono il mondo stanno accadendo a noi o per noi. C’è una profonda differenza interna tra le due risposte. Se sta accadendo a te, tu sei una vittima. ‘Per noi’ porta all’innovazione, devozione e gioia.
Paul Hawken is a business leader, environmentalist, and author. He is considered one of the leading architects and proponents of corporate reform with respect to ecological practices. He has founded several companies, and has written such best-selling books as The Ecology of Commerce and Growing a Business. He helped found The Natural Step in the United States and internationally, and advises many major companies on sustainability issues. Paul Hawken began his career as an entrepreneur in the 1960s, when he founded Erewhon Trading Company, a natural foods wholesaling business. He went on to co-found Smith & Hawken, the retail and catalog company, in 1979, and Datafusion, a knowledge synthesis software company, in 1995. The Ecology of Commerce (1993), has become a classic text on business and the environment, and continues to have a large impact on government and business. He is also the author of Seven Tomorrows (with Peter Schwartz and Jay Ogilvy; 1980) and The Next Economy (1983).
L’ha ribloggato su The law of news 2.
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