Sono in pochi, e governano il mercato, quindi il mondo. Sto parlando delle 10 aziende che gestiscono il cibo che mangiamo ogni giorno, gli abiti che indossiamo, i prodotti che usiamo per la nostra cura. Ciò che molti sapevano o immaginavano ci viene descritto dall’articolo del 07.11.2013 di Barbara Lazzari su Bonsai TV, che riprende una tabella comparsa circa un mese fa su Reddit, ma con dati riferiti a gennaio 2013. Ci illudiamo di poter esercitare una singolare forma di democrazia, che è quella di scegliere anche in modo consapevole quale prodotto acquistare e decidere così le sorti del mercato. Ci illudiamo di poter influenzare con le nostre scelte le strategie di sviluppo, magari virtuose e orientate alla sostenibilità e alla responsabilità sociale, delle aziende e dei marchi mondiali. Ma di fatto siamo intrappolati in un oligopolio, che è quello rappresentato dalla mappa seguente:
Questi signori si chiamano Coca Cola, PepsiCo, General Mills, Kelloggs, Mars, Unilever, Johnson & Johnson, Procter & Gamble, Nestlé e Kraft. Le tipologie di prodotto sopra descritte nascono da aziende e marchi posseduti da queste 10 multinazionali. Alla faccia (o proprio a causa) della globalizzazione e della del tutto ipotetica possibilità di differenziare le scelte d’acquisto quasi all’infinito.
Ma non solo, si preoccupano anche di catturare la nostra attenzione con i colori. Marchi sempre più famigliari, il cui colore può sembrare casuale, ma è in realtà legato a precisi stati d’animo. The Logo Company si è divertita a classificare per colori i brand più diffusi nel mondo, ed ecco il risultato. Giallo per ottimismo, arancione per confidenza, rosso per eccitazione, viola per creatività, azzurro per fiducia, verde = pace e grigio = equilibrio. Non vi torna? Provate a dare un’occhiata ai vari marchi e verificate la correlazione.
Tornando alla concentrazione del potere, che ne pensate della pluralità nel mondo dell’informazione? In Italia le società che gestiscono l’informazione sono una ventina: Rcs (2,075 miliardi €), Mondadori (1,5 miliardi €), L’Espresso (890 milioni), ecc. Ma negli USA va ancora peggio: Si è passati da 50 compagnie del 1983 fino alle 6 del 2011: General Electric (proprio loro), News-Corp, Disney, Viacom, Time Warner e CBS.
Quando Megyn Kelly su ‘The Kelly File’ di Fox News ‘martella’ Obamacare, la riforma medica assistenziale di Obama, sappiate che dietro Fox News c’è la 21st Century Fox, originata a sua volta dalla precedente News Corporation … e che insomma in cima alla piramide dell’informazione c’è Rupert Murdoch. Molto meno dei cosiddetti ‘sei gradi di separazione‘ …
Ma ce n’è anche per le banche, non potevano mancare. C’è bisogno di fare commenti al grafico seguente della Federal Reserve?
Insomma, siate pluralisti … se ce la fate.
3 thoughts on “Oligopoli colorati.”