Tra le espressioni più scontate che popolano la cultura degli alibi sportivi (vedi gli aneddoti di Julio Velasco al riguardo) la frase calcistica “la lotteria dei rigori” (a volte declinata in “la cinica lotteria dei rigori” come nel video di Elio e le storie tese, sigla di “Mai dire goal” 1994-‘95) è una delle più fastidiose. Ora, lo dico forte e chiaro, la lotteria dei rigori non è una lotteria.
La lotteria è un gioco d’azzardo, di fatto mai equo, dato che il rapporto tra la probabilità di vincere e il prezzo del biglietto è sempre sproporzionato, dove comunque è la sorte a “stabilirne” il vincitore. Nelle competizioni calcistiche nelle quali è necessario stabilire un vincitore che passa il turno, come negli Europei in corso in Francia, se le partite terminano in parità anche dopo i tempi supplementari (90’+15’+15’) è una sequenza di rigori tirati dai giocatori delle due squadre a stabilire il vincitore della partita. Quindi, la sequenza dei rigori fa parte della partita, vincere o perdere ai rigori è parte (fondamentale!) del gioco e in definitiva, parafrasando Boskov, «partita finisce quando finisce serie rigori».
Ed è del tutto evidente, che una squadra deve essere pronta, in casi come questi, ad affrontare questa “sfida nella sfida” con la squadra avversaria, così come è stata in grado di tenerle testa durante tutto l’incontro. E servono molto probabilmente qualità, competenze, capacità, doti, rafforzate con l’allenamento (fisico, mentale) del tutto specifiche, magari completamente diverse da quelle messe in campo in uno scontro finito in parità dopo 120 minuti. Insomma, non è proprio per niente una casualità, non è affatto una lotteria.
Sapete benissimo a cosa mi riferisco. Un applauso va a come il nostro “commissario tecnico” della Nazionale di calcio Antonio Conte, è riuscito a costruire e consolidare un gruppo di giocatori senza particolari talenti (a detta della stragrande maggioranza dei commentatori sportivi), così come va a una squadra che contro ogni pronostico (teoricamente inferiore a Belgio e Spagna, ad esempio) è arrivata alla solita sfida al cardiopalma nei quarti di finale del campionato europeo di calcio con la Germania campione mondiale. Ma lì, al termine di 120’ dove l’Italia ha giocato alla pari, rimontando una partita messa male, arriva il fatidico (vedi? ancora il fato di mezzo!) momento dei rigori. E la coesione della Nazionale si sfalda …
Riepilogo la situazione:
Germania-Italia al 45′ 0-0, al 90′ 1-1, al 120′ 1-1
Marcatori: Özil (G) al 20′, Bonucci (I) su rigore al 33′ del secondo tempo
Iniziano i calci di rigore.
- Insigne (I) gol (2-1)
- Kroos (G) gol (2-2)
- È il turno di Zaza (I), appena inserito da Conte al posto di Chiellini, proprio perché esperto nel tirare i rigori. Entra “a freddo”, senza la possibilità di scaldarsi nella mischia della partita. Questa sostituzione è un errore di Conte? Il giocatore juventino fa una rincorsa comica saltellando come un pennuto (la scenetta è già un “meme” sul web): palla fuori (2-2)
- ma il grande Gigi Buffon subito dopo para il tiro di Müller (G) (ancora 2-2)
- Barzagli (I) gol (3-2)
- Özil (G) palo, e siamo sul (3-2) con la palla a disposizione, potremmo andare sul (4-2) e sarebbe praticamente fatta
- È il turno di Pellè (I) che si trova davanti Neuer, il portiere tedesco, che è il miglior portiere del mondo, campione del mondo in carica, 4 volte campione di Germania, già vincitore di una Champions League, una Supercoppa europea, un mondiale per Club e un europeo Under 21. «E – come descrive Matteo Grandi – invece di mettere il pallone a terra, farsi il segno della croce e tirare in porta con tutta la forza che ha in corpo, fa il bulletto con la stessa strafottenza di un tamarro che minaccia il buttafuori davanti all’Hollywood … e tira un rigore che neanche Conchita Wurst con le infradito». (fuori) (3-2)
- Draxler (G) gol (3-3)
- E poi Bonucci (I) che probabilmente aveva già compiuto una prodezza (è un terzino …) angolando con precisione il rigore del pareggio nei tempi regolamentari: parato (3-3)
- Ma nella “sagra degli errori” (altra locuzione calcistica) Schweinsteiger (G) spara alto (ancora 3-3)
- Giaccherini (I) gol (4-3)
- Hummels (G) gol (4-4)
- Parolo (I) gol (5-4)
- Kimmich (G) gol (5-5)
- De Sciglio (I) gol (6-5); non finisce più, paralizzati davanti allo schermo abbiamo la sensazione di aver perso l’occasione della vita, arrivare in semifinale con i padroni di casa francesi sprofondando nella maledizione la “Mannschaft” (che mai ha vinto con noi in partite ai mondiali o agli europei!)
- Boateng (G) gol (6-6); è una guerra di nervi e il dramma sta per sopraggiungere
- Darmian (I) 26 anni (ancora un difensore) l’espressione spaventata di un giovane che non ha ancora molta esperienza: parato (6-6)
- e poi Hector (G) gol (6-7)
E la “maledizione dei rigori” aggiunge un altro episodio a una statistica che fa riflettere:
- Europei Italia ’80: finale 3° posto, perdiamo ai rigori contro la Cecoslovacchia (al nono rigore, errore di Collovati)
- Mondiali Italia ’90: fuori ai rigori nella semifinale con l’Argentina (Donadoni e Serena parati)
- Mondiali USA ’94: battuti ai rigori in finale dal Brasile (sbagliano Baresi e Massaro e poi il famoso tiro in tribuna di Baggio)
- Mondiali Francia ’98: fuori ai quarti di finale contro la Francia (sbagliano Albertini e poi una traversa di Di Biagio)
- Europei 2000 in Belgio e Olanda: siamo noi a vincere ai rigori in semifinale contro l’Olanda (poi perderemo al “golden goal” in finale con la Francia).
- Mondiali Germania 2006: ci ripetiamo contro la Francia nella finale di Berlino.
- Europei 2008 in Austria e Svizzera: perdiamo ai rigori con la Spagna ai quarti di finale (errori di De Rossi e Di Natale).
- Confederations Cup 2013 in Brasile: ancora perdenti contro la Spagna (sbaglia Bonucci …)
Ai rigori io conto 7 sconfitte contro 2 vittorie. Se non è una lotteria … è forse una sindrome? E se è una sindrome, la malattia va curata … 😦
… mentre De Gregori canta “Nino non aver paura di tirare un calcio di rigore,
non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore,
un giocatore lo vedi dal coraggio, dall’altruismo e dalla fantasia” [La Leva Calcistica Della Classe ’68, Titanic – 1982].