‘sti ingegneri sono noiosi …

‘sti ingegneri sono noiosi …

Un modo diverso di comunicare la professione di ingegnere.

«Sono noiosi, poco inclini al dialogo, schivi! Si, solo alcuni!
Gli ingegneri trasformano fenomeni fisici in formule matematiche.
Modellano una sorta di realtà parallela espressa da numeri!
Riesci a seguirmi?
Se SI, grazie di esserti messo nei miei panni.
Se NO, fa lo stesso, io sono ingegnere, quindi è normale.»

Servizi 3

Comincia così una newsletter ricevuta ieri, di presentazione di RK Studio (il payoff è “ingegno per l’industria”), uno studio tecnico di Rovereto (TN) dedicato all’industria, che si occupa di progettazione meccanica e meccatronica di macchine e impianti industriali. Ovviamente la newsletter inizia con dei luoghi comuni ma poi svela che l’ingegneria può invece essere affascinante, se hai a che fare con bravi ingegneri, ovvero quelli che (cito ancora)

  1. Non si fermano ai numeri, spiegando con parole semplici la fisica del fenomeno.
  2. Capiscono il mondo oltre all’ingegneria, formato da marketing, commerciale, amministrazione, proprietà. E lo rispettano.
2015_11_04-01 tecnigrafo
Foto: Classicmotorblog

Evidentemente questo approccio “creativo” nella comunicazione verso il cliente mi è piaciuto molto e lo ritengo a suo modo innovativo. Perché da un lato è vero che ci aspettiamo in genere dagli ingegneri un approccio scientifico e rigoroso, ovvero come cliente ho solo bisogno da parte di un ingegnere che i conti siano esatti, nient’altro. Ma d’altro canto è ormai morto e sepolto il tempo in cui l’ingegnere, dopo aver più o meno brillantemente completato il suo difficile percorso universitario e aver fatto un (bel) po’ di esperienza, “apriva lo studio” e attendeva i clienti, chino sul tecnigrafo. Quindi ben vengano questi ingegneri innovativi! Che poi, se andate sul loro sito (altra cosa che mi piace moltissimo) hanno una sezione dedicata ai “vantaggi” ovvero ai risultati positivi delle loro consulenze, ovvero indicatori chiari (numeri % ±) che dicono in modo diretto quanto si sono ridotti per i clienti i costi di produzione o quanto è aumentato il fatturato in quel reparto, ecc.

L’esperienza di “Under Construction” sta per cominciare.

Parlando di queste nuove figure di “ingegneri 2.0” non posso pensare a come è opportuni che cambi la figura professionale dell’ingegnere. Ci sono due fattori che lo impongono. Uno ormai consolidato: il mondo dell’economia, la produzione, i bisogni, la società sono in perenne cambiamento a una velocità supersonica. L’altro, più congiunturale, anche se ormai cronico: una crisi che perdura ormai da 7-8 anni dopo la quale nulla sarà più come prima e dove l’economia ha radicalmente cambiato i propri paradigmi. Che posto c’è nella società del lavoro per un ingegnere libero professionista, quando (notizia di oggi) il gioco Candy Crush dell’italiano Riccardo Zacconi è stato venduto per la cifra di 5,9 miliardi di dollari?

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Il club degli “unicorns” ovvero le startup che hanno raggiunto la quotazione di 1 miliardo $. Notare la crescita esponenziale del mercato (è la nuova “bolla” economica?)

L’innovazione è comunque una strada virtuosa ed è per questo che per il 5° anno consecutivo mettiamo giovani ricercatori e professionisti (dell’architettura, dell’ingegneria, esperti della sostenibilità e del risparmio energetico) a contatto con le migliori aziende altoatesine delle costruzioni, per sviluppare nuovi prodotti, migliorare i processi aziendali, inventare nuovi servizi. La selezione dei partecipanti per l’edizione 2015-2016 di Under Construction è completata, abbiamo il dream team, anzi tre dream team per tre aziende, pronti a iniziare il prossimo 16 novembre un percorso che li porterà, nell’arco di due mesi, a sviluppare una nuova idea da portare con successo sul mercato.

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Foto © TIS / Martina Jaider

Anche il processo di selezione è stato molto istruttivo. Tra i candidati, chi pensava che il programma fosse in pratica un anticamera per un “lavoro fisso” (e si è ritirato quando ha scoperto che non era proprio così). Chi ha comunque mandato la candidatura tentando contemporaneamente altre strade lavorative. Credo che molti non abbiano capito subito il valore di un’esperienza che ti chiede di mettere in gioco te stesso e le tue competenze, con un approccio imprenditoriale. Ma quelli che sono rimasti sono (consapevolmente o inconsapevolmente) pronti per trarre il meglio da questo programma di formazione e job training.

Qualcuno ha detto in questi giorni che le nuove generazioni sulla carta non sono mai state così competenti e preparate, ma vanno incontro alla peggior offerta lavorativa di sempre. Ok, forse capire che è necessario diventare “imprenditore di te stesso” può aiutare a salpare col vento in poppa. Good luck 🙂

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