E‘ in atto in questi giorni a Bolzano una ‘strisciante’ polemica, una specie di brontolio sommesso sul nuovo sistema di raccolta dei rifiuti, che a volte sfocia in prese di posizione (si veda l’articolo su Alto Adige del 7 agosto ‘Rifiuti: amministratori pronti ai ricorsi’ sulla illegittimità delle multe eventualmente comminate ai condomini nel caso in cui nel bidoncino del residuo finiscano rifiuti ‘vietati’). E’ l’iniziativa di SEAB battezzata ‘Il mio bidone‘. Nel nuovo ‘bidoncino’ condominiale vanno conferiti solo i rifiuti non riciclabili, come ad esempio: ossi, gusci d’uovo, valve di molluschi, noccioli della frutta, cotone idrofilo, spazzolino da denti, involucri di carta oleata, carta plastificata, pannolini, pannoloni e assorbenti, sacchetti dell’aspirapolvere, cartoni delle bibite e cartoni del latte (Tetrapak), oggetti domestici di plastica, ornamenti, giocattoli, CD e musicassette (ci sono ancora? ..), lettiera per animali domestici. In caso di dubbi sulla destinazione del residuo, sul sito c’è anche un ‘riciclabolario‘.
Come tutti i processi di cambiamento, anche questo sembra soggetto ad un alto tasso di resistenza, dovuta anche a pigrizia mentale. La svolta è il passaggio, per quanto riguarda i rifiuti indifferenziati – quindi non quelli riciclabili e non l’umido – da un sistema a container pubblici ad uno basato sui cassonetti condominiali (chiusi con serratura – no, non è per contrastare il furto dei rifiuti, è per impedire la loro ‘delocalizzazione’ !). Cosa che in altre città europee (vedi Berlino nella famosa puntata di Report del 23.11.2008 ‘L’oro di Roma‘) è prassi comune e che a Bolzano sconta qualche inevitabile problema transitorio: i nuovi bidoncini non vengono ancora utilizzati al 100%, ci sono per strada ancora 1200 container pubblici ‘vecchio tipo’ (non è che si potevano far sparire in una notte … !); c’è chi abbandona i rifiuti per strada (voglio credere che sia magari qualche anziano colto di sorpresa dal cambiamento repentino) come puntualmente documentato fotograficamente sui media – una situazione evidentemente sconosciuta ai bolzanini. Il nuovo sistema, fondato sulla ‘titolarietà dei rifiuti’ dovrebbe a regime incentivare la raccolta differenziata e, perché no, la riduzione stessa della produzione di residui.
Se di resistenza al cambiamento si tratta, bisogna rendersi conto che questo cambiamento non può che essere considerato necessario e auspicabile e che siamo solo all’inizio del cammino. Basta spostarsi in un piccolo Comune della vicina Val di Non, per vedere come funziona un riciclaggio dei rifiuti che possa essere considerato corretto ma soprattutto efficace. Qui da tempo sono scomparse dalle strade le ‘campane’ per i residui riciclabili (vetro, plastica, carta, cartone). Il motivo? La gente non differenziava correttamente, gettando di tutto nei container, e il ritiro nei punti disseminati per il paese era comunque antieconomico. Soluzione? Ora, fatto salvo il residuo secco e umido, è compito di ogni abitante portare presso il centro di riciclaggio comunale i propri rifiuti riciclabili. Presso il CRM (Centro di raccolta materiali) ci sono degli operatori che danno le indicazioni per smaltire correttamente i residui (se Ti sbagli e metti un tetrapak nel container dei cartoni o un barattolino dello yogurt in quello delle bottiglie di plastica vieni direttamente scaraventato nel ‘container dei cittadini cattivi’ – ok, sto scherzando). E’ una vera e propria formazione sul posto. Oggi ho contato 32 (trentadue) container grandi e piccoli, diversi. Vuol dire 32 diverse categorie di rifiuto, vuol dire 32 percorsi e processi diversi per il recupero delle sostanze, che in molti casi possono diventare di nuovo materie prime. Obiezione: questo sistema è fattibile in un paese di un migliaio di abitanti, non in una città di 100.000 anime come Bolzano; ma intanto mettiamoci in quest’ordine di idee e pensiamo il nostro sviluppo urbano anche in quest’ottica – i rifiuti non si buttano ‘via’, non esiste più un ‘via’, quel ‘via’ è comunque ‘da un’altra parte’, ma dove? E come? Obiezione: questo sistema fa sì che i cittadini, una volta la settimana o giù di lì, prendano l’auto per portare i rifiuti al centro di riciclaggio. Quanta CO2 prodotta in più, ecc. ecc. Ma facciamo un bilancio ambientale di questa operazione, complessivo per tutta la comunità e poi vediamo se questa impostazione non apporta comunque un beneficio.
Bisogna rendersi conto che, se la strada virtuosa ed efficace è questa, c’è poco da recalcitrare, conviene prenderne atto e riprogrammare il proprio comportamento pensando all’intero ‘ciclo di vita’ di tutto ciò che acquistiamo, per alimentarci, per vestirci, per muoverci, per svolgere le nostre attività di cittadini ‘moderni’. E’ evidente che riciclare è solo l’ultima delle tre R che dovrebbe essere attivata, quando abbiamo fatto del nostro meglio con le altre due: R come ‘riusa‘ ma soprattutto R come ‘riduci‘, come sostiene Annie Leonard, la ‘pasionaria’ di ‘The story of stuff’ (vedi il libro ‘The Story of Stuff: The Impact of Overconsumption on the Planet, Our Communities, and Our Health-And How We Can Make It Bettered‘ ed il sito web del progetto). Un ‘taglio alla fonte’, in pratica. L’obiettivo per le comunità ‘green’ di diventare a ‘rifiuti zero’ (vedi l’articolo di Francesco Battistini ‘La giornata a rifiuti zero di Capannori’ sul Corriere del 23.06.2013) potrebbe non essere così irraggiungibile.
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