Dopo il post su cinema e management (Leggere un film in chiave di impresa) è la volta di una breve analisi su project management e cinema. Quali sono i film che possono rappresentare esempi di gestione di un progetto, nelle sue mille tematiche e sfaccettature? In un progetto entrano in gioco aspetti non solo tecnici, ma economici e relazionali. Nella propria ‘competence baseline‘, basata sulla teoria di project management combinata con aspetti pratici, IPMA (International Project Management Association) elenca ben 46 (!) competenze che un project manager (o meglio un PM office o team) dovrebbe avere. Si parla di concetti quali rischio, qualità, lavoro in team, problem solving, scopo, tempistica, budget, comunicazione, gestione del cambiamento, leadership, creatività, efficienza, gestione dei conflitti, … insomma, tutti gli ingredienti necessari per portare a termine imprese anche complicatissime con una miriade di interessi e attori in gioco. Aspetti di cruciale importanza che un PM dovrebbe saper gestire (tant’è che su questi è basata anche una specifica certificazione di competenze).
Una moltitudine di aspetti che ruotano sostanzialmente intorno a tre ambiti: uno tecnico (come il PM affronta gli aspetti legati al risultato ‘contrattuale’ del progetto), uno comportamentale (come il PM gestisce le relazioni con i partner, i collaboratori e gli stakeholders del progetto) e uno infine contestuale (ovvero come il progetto si inserisce nel più complesso ambito aziendale, fatto di business, di leggi, di finanza e ovviamente di altri progetti). Una tale complessità, che trascende gli aspetti meramente tecnici sui quali si soffermano gli studi universitari, sembra adatta per rappresentare qualcosa di più grande e allargato. La vita stessa, forse … ma la vita non è essa stessa un progetto? E se ‘il cinema è vita’, come diceva François Truffaut, allora il collegamento tra cinema e progetto mi sembra più facile …
In questo gioco non parto da zero, ma da un’idea parallela che Sandro Severoni ha già sviluppato, recuperando e adattando (da Erik Larsson, Professor of Project Management alla Oregon State University) una prima lista (non esaustiva) di titoli emblematici, che riporto di seguito:
- The Italian Job [2003] di F. Gary Gray (sequenza di attività in parallelo, vedi scena iniziale)
- The Flight of the Phoenix [Il volo della Fenice, 1965] di Robert Aldrich (lavoro con team internazionali; problem solving creativo)
- The Dirty Dozen [Quella sporca dozzina, 1967] ancora di Robert Aldrich (tecniche di team building)
- Apollo 13 [1995] di Ron Howard (problem solving creativo; gestione dei rischi – seconda parte del film, quando le cose si mettono male)
- Hearts of Darkness: A Filmmaker’s Apocalypse [Viaggio all’inferno, 1991] di Fax Bahr, George Hickenlooper e Eleanor Coppola (gestione dei rischi, scopo e successo del progetto, gestione di progetti creativi complessi)
- The Bridge on the River Kwai [Il ponte sul fiume Kwai, 1957] di David Lean (il significato di autorità, nello scontro tra il comandante giapponese e quello inglese; i piani di emergenza)
- Battle of the X-Planes [2003] di Michael Jorgensen (il confronto competitivo, in uno stesso progetto, tra Lockheed e Boeing)
- The Great Escape [La grande fuga, 1963] di John Sturges (gestione dei rischi; lesson learned)
- New in town [Una single in carriera, 2009] di Jonas Elmer (team building; leadership)
- Music and Lyrics [Scrivimi una canzone, 2007] di Marc Lawrence (problem solving creativo; focalizzazione sui risultati).
Una lista senz’altro rappresentativa e condivisibile ! E di seguito … la mia personalissima ‘top 5’ …
Fitzcarraldo [1982] di Werner Herzog. C’è qualcosa di più folle anche solo di pensare di trascinare una nave in cima ad una montagna? Beh, questo è l’impossibile scopo alla base della trama di Fitzcarraldo. Siamo in Amazzonia, a cavallo fra ‘800 e ‘900. Brian Sweeny Fitzgerald (che si fa chiamare “Fitzcarraldo” perché i nativi del luogo non sanno pronunciare il suo cognome) ha un grande sogno: costruire un grande Teatro dell’Opera a Iquitos, piccolo villaggio amazzonico ove vive, per farvi esibire i più grandi nomi della lirica, uno su tutti il famoso cantante Enrico Caruso, che vede cantare nel teatro dell’opera di Manaus … ‘Chi sogna può muovere le montagne’ questa è la frase simbolo di un film incredibile che al project manager può parlare di: tenacia verso il successo, di rischi e opportunità, organizzazione e teamwork, risoluzione dei problemi, sicurezza dei lavoratori (persino … !), conflitti e crisi (si pensi solo alla gestione di un attore come Klaus Kinski) e di mille altri spunti ancora. Da ricordare anche il documentario, girato in contemporanea, sulla realizzazione del capolavoro (Burden of dreams, 1982) e il diario di bordo di Werner Herzog (La conquista dell’inutile, un libro bellissimo, un manifesto della poetica di Herzog).
Effetto notte [La Nuit américaine, 1982] di François Truffaut, è un film nel film, forse il più toccante atto d’amore per il cinema da parte di un regista. Produzione e retroscena durante la lavorazione del film Je vous presente Pamela (Vi presento Pamela), girato negli studi della Victorine a Nizza: la vita e il lavoro degli attori, dei membri della troupe cinematografica e del regista, Ferrand. Dal primo all’ultimo giorno delle riprese i problemi della lavorazione s’alternano con i rapporti personali tra i vari componenti della ‘troupe’ e con la storia del film nel film… Con Effetto notte si ha la percezione di come la realizzazione di un film sia a tutti gli effetti un progetto vero e proprio, che combina tecnica, risorse umane (gli attori, la troupe, gli artigiani) ed economiche (il budget messo a disposizione dalla produzione, sempre in procinto di essere largamente superato), organizzazione, leadership (l’autorevole, seppur calma e tranquilla, guida del regista – non vedrete mai Truffaut andare in escandescenze, neanche per i capricci dell’indisciplinato protagonista) dove tutti i tasselli alla fine devono andare al loro posto, in uno sforzo corale teso ad un unico obiettivo condiviso: l’applauso del pubblico.
Apollo 13 [1995] è una storia piena di suspense che tocca due argomenti cruciali per un progetto: come gestire una situazione difficile, che può compromettere irreparabilmente il risultato (e qui con l’aspetto terribile delle vite in gioco); come gestire un progetto a grande distanza dal proprio raggio d’azione (si pensi ad esempio a imprese di costruzioni abituate a lavorare su commesse internazionali complesse – in questo caso si tratta di una navicella nello spazio – con una limitata possibilità di intervento diretto). Stati Uniti, 11 aprile 1970, dalla base di Cape Canaveral decolla la missione ‘Apollo 13’ diretta verso la Luna; a bordo del modulo si trovano tre astronauti: James Lovell, John Swigert e Fred Haise. Tre giorni dopo il lancio avviene un incidente: l’esplosione dei serbatoi d’ossigeno durante la procedura di rimescolamento danneggia gravemente la navicella ed, oltre ad impedire la prosecuzione della missione, annullando il previsto allunaggio, rende estremamente difficoltoso il rientro sulla Terra, con la possibilità che i tre uomini non sopravvivano… Ci sono due frasi di Ed Harris (nella parte del direttore di volo Gene Krantz) che mi colpiscono tutte le volte che rivedo il film: ‘I don’t care about what anything was DESIGNED to do, I care about what it CAN do !‘ (rivolto agli ingegneri progettisti della navicella) e ‘Gentlemen, at this moment, I want you all to forget the flight plan. From this moment on, we are improvising a new mission: How do we get our people home?’ (la capacità di cambiare repentinamente il corso del progetto a causa del mutato scopo).
Heart of darkness [Viaggio all’inferno, 1991] è, come per ‘Burden of dreams’ rispetto a Ftzcarraldo, un ‘making of’ di uno dei film più difficili, costosi e maledetti della storia del cinema: Apocalypse now (1979). ‘Apocalypse Now non è un film sul Vietnam; è il Vietnam. Proprio come gli americani in Vietnam, ci siamo trovati in mezzo alla giungla con troppi uomini, troppi mezzi, troppi soldi, e poco alla volta siamo impazziti.’ (Francis F. Coppola). La moglie di Coppola, Eleanor, racconta per immagini l’impresa folle e colossale, durata tre anni, della realizzazione del capolavoro. Leggere anche l’appassionato e a volte tragico racconto Diario dall’Apocalisse. Dietro le quinte del capolavoro di Francis Ford Coppola, della stessa Eleanor Coppola. Gli incidenti tecnici legati alle riprese (un tifone spazza completamente via il set), la sfiancante ricerca degli interpreti disposti a lavorare per mesi e mesi nel profondo della giungla, la loro difficile gestione psicologica e fisica (emblematico il caso di Martin Sheen). Il tutto inseguendo costantemente il delirio creativo del regista … Se il cinema è un progetto, Apocalypse now è ‘il’ progetto.
Ocean’s Eleven [2001, di Steven Soderbergh]. Finisco con un sorriso, perchè quale progetto è più avvincente e divertente di una bella … rapina? E quindi: Ocean’s Eleven (e i sequel 12, 13) ma potrei dire Heat, la sfida [Michael Mann, 1995], Inside man [Spike Lee, 2006], I soliti ignoti [Mario Monicelli, 1958], I soliti sospetti [Bryan Singer, 1995], The Italian job, ecc. ecc. Insomma, tutti i film-progetto dove l’obiettivo è ben definito, i tempi sono strettissimi e da rispettare al cronometro, l’impresa è unica e difficilmente replicabile, l’organizzazione è tutto e il concetto di successo è ben chiaro nella mente del team. Danny Ocean, accusato di truffa aggravata e rapina, esce dal carcere dopo cinque anni di reclusione. Poco tempo dopo va a ritrovare un vecchio compagno, Rusty Ryan, anche lui rapinatore e truffatore, ora “insegnante di poker”. Dopo aver vinto contro i suoi “allievi” Rusty parla con Danny e scopre di un furto ai tre più importanti casinò di Las Vegas (il Bellagio, il Mirage e l’MGM Grand) appartenenti a Terry Benedict che l’amico vuole attuare …
(fonte per le trame dei film: Wikipedia; schede dei film: IMDb).
Caro Carlo, spero tutto bene, ti segnalo un ulteriore elaborazione sul tema che trovi alla pagina seguente:
http://www.faseeffe.it/0006.html
A presto, Sandro
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