Con Langhe-Roero e Monferrato sono saliti a 50 i siti italiani che fanno parte della World Heritage List dell’Unesco, il patrimonio artistico e ambientale dell’umanità. È un altro prestigioso riconoscimento per l’Italia che ha il maggior numero di siti al mondo nell’elenco (più altri cinque della lista del Patrimonio culturale immateriale). Prima c’era stato l’ingresso nella lista del Monte Etna, le ville dei Medici in Toscana (2013), le dimore preistoriche su palafitte, il complesso architettonico longobardo di Santa Giulia a Brescia (2011), le Dolomiti (2009) … Tutte le volte che sento notizie di questo tipo penso «ma noi siamo davvero in grado di tutelare e gestire questo patrimonio?».
«È la prima volta, infatti, che l’Unesco riconosce un paesaggio vitivinicolo italiano quale bene unico al mondo, patrimonio dell’umanità per la sua eccezionalità rurale e culturale. È un risultato prezioso che rafforza il posizionamento a livello di mondiale di alcune delle produzioni vitivinicole più pregiate e apprezzate del nostro Paese», ha dichiarato il ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Maurizio Martina. «Al tempo stesso l’Unesco ha riconosciuto l’essenzialità dell’agricoltura e degli agricoltori quali sentinelle nella conservazione del paesaggio».
L’articolo del 09.02.2014 di Gianantonio Stella sul Corriere ‘Se il «marchio Italia» perde punti nell?anno magico del turismo globale‘ al quale Vi rimando, iniziava così, citando il rapporto 2013 dell’Unwto-World Tourism Barometer: «Vi pare possibile che «il Paese più bello del mondo» perda turisti nell?anno del boom mondiale del turismo? Che vada sotto del 4,6 per cento (maglia nera europea) mentre perfino la Grecia recupera ossigeno crescendo dell?11? Che ricavi dall?immenso tesoro d?arte e bellezza, unico a livello planetario, solo il 4,1 per cento del Pil?
Non sono campanelli d?allarme: sono campane assordanti. Eppure troppi non le sentono. Come se si trattasse di un problema comunque minore…Stavolta no, nessuno può attribuire tutto alla crisi mondiale, al crollo dei mercati, allo spostamento degli assi di certe produzioni industriali, all?emergere prepotente della Cina o dell?India. Niente alibi. Perché mai si erano visti, nella storia, tanti benestanti in vacanza quanti nel 2013 […]».
Tornano alle Langhe, il riconoscimento dell’UNESCO è l’occasione per segnalare il film documentario di Paolo Casalis ‘Langhe Doc – Storie di eretici nell’Italia dei capannoni‘. Racconta di un pastore, un produttore di pasta artigianale, una produttrice di vino. Tre personaggi, tre eretici perchè pensano e agiscono in modo diverso, tre storie per raccontare il degrado sociale, culturale e paesaggistico della nostra penisola, l’ Italia dei capannoni, secondo la definizione data nel film da Giorgio Bocca.
Quelle di Maria Teresa Mascarello, Silvio Pistone e Mauro Musso sono storie di chi ha intravisto un futuro che non gli piaceva e lo ha rifiutato. Piccole sfide in cui tuttavia è possibile intravedere una dimensione ben più ampia. Sfide ancora aperte, non ancora del tutto vinte e che forse non lo saranno mai: loro si muovono in una direzione, il mondo in un’altra, del tutto opposta. [dal sito web del film]. Oltre all’acquisto su DVD è possibile scaricare il film (10 €) oppure guardarlo in streaming (5 €).
‘Langhe Doc – Stories of heretics in the Italy of warehouses‘ is a documentary by Paolo Casalis (duration: 52’). Synopsis: Three characters, three stories of “heretics”, three food producers who think in a different way to describe the transformation of our Country in what in “Langhe Doc” Giorgio Bocca calls the Italy of warehouses. We’re in Langhe, a unique territory, universally recognized as one of the most beautiful places in Italy, fresh candidate for Unesco World Heritage but afflicted by uncontrolled economic development, urbanization, overbuilding, abandonment of the less profitable areas. Those of Maria Theresa, Silvio and Mauro are stories of people who have insight into a future they do not like and have chosen to refuse it. Their challenges are still open, they’re not yet fully met and perhaps they never will: these heretics move in one direction, while the world moves in another, quite the opposite one.