Il censimento delle startup italiane.

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Image: startupover.com [°]
La sintesi molto chiara che Greta Sclaunich fa nell’articolo sul Corriere del 09.11.2013 sul mondo delle startup italiane prende spunto dall’evento organizzato in questi giorni da Mind the Bridge. Due punti mi sembrano molto interessanti. Da una parte la mappa delle startup elaborata da Italia Startup (pur con qualche manchevolezza ‘regionale’, vedi in fondo al post). Su questo aspetto va ricordata la precedente lista di Gianluca Vettori di Che Futuro ! Dall’altra il tentativo di Mind the Bridge, forse schematico ma molto efficace, di classificare tre tipi di startup (con differenti destini …):

  • la startup di 1^ generazione: fortemente tecnologica, dove il fondatore è un giovane al primo lavoro, con difficoltà a trasformarsi in aziende robuste (20% del totale);
  • la startup nata dalla crisi: fondata da persone che hanno perso il lavoro o reinventano, spesso non in grado di sviluppare progetti di grande spessore (50% del totale);
  • la startup scalabile (scalable) che sembra quella destinata a maggior fortuna: gestita da persone con solide basi imprenditoriali che puntano ad affermarsi in un contesto internazionale (30% del totale).

A seguire l’articolo del Corriere, i dettagli dell’analisi di Italia Startup e alcune considerazioni personali sulla mappa dell’innovazione in Trentino-Alto Adige.

Il censimento delle Start up: in Italia 1.227 aziende neonate.

2013_11_20 immagine 01La buona notizia è che, grazie alle startup, in Italia si ritorna a fare impresa. La cattiva, che il fenomeno rischia di diventare una «bolla»: gli investimenti ci sono, ma i modi per monetizzarli scarseggiano. Startup, acquisizioni (e crowdfunding) sono  al centro di «Angel investing global forum», organizzato dalla fondazione Mind the Bridge ieri e oggi con la partecipazione di 50 speaker in arrivo da dieci paesi. La due giorni si è aperta nella sala Buzzati del Corriere della Sera con un’analisi sul panorama delle imprese innovative italiane: sono oltre 1.227 in tutta Italia (la mappa è  di Italia Startup e dell’Osservatorio del Politecnico di Milano), ma il tasso di mortalità si avvicina al 90%. La valutazione delle imprese innovative, come sceglierle e in che modo investirci, è stata al centro della prima giornata. Anche per superare un ostacolo tutto culturale, soprattutto italiano, che vede nell’alto tasso di insuccesso un freno agli investimenti. Al contrario di quello che succede negli Stati Uniti, dove gli startupper di successo vengono misurati anche dal numero di sfide che affrontano: la capacità di confrontarsi con il rischio è decisiva per innalzare l’innovazione in un Paese. Secondo Marco Marinucci e Alberto Onetti, ceo e presidente di Mind the Bridge, si tratta anche di «realizzare un ponte tra il mondo dell’impresa tradizionale e quello delle startup. Di mettere in contatto le imprese innovative in contatto con società che saranno in grado, in  futuro, di acquistarle, ma anche di cercare finanziamenti all’estero».

2013_11_20 immagine 02Ma non tutte le startup sono uguali: secondo le analisi condotte in Italia nel 2012 da Mind the Bridge su un campione di 108 imprese e 254 imprenditori le imprese innovative si dividono in tre tipi. Ci sono quelle di prima generazione (il 20% del totale): operano in settori ad alta tecnologia, il founder è un giovane per il quale la fondazione della startup rappresenta il primo lavoro, di solito non sono pronte a fare il grande salto e a trasformarsi in imprese solide. Poi ci sono quelle «nate dalla crisi» (50%): fondate da persone che hanno perso il lavoro o hanno deciso di puntare sull’innovazione per reinventarsi, spesso non sono in grado di portare avanti progetti imprenditoriali di spessore. Infine, ci sono le «scalable startup» (30%): chi ci lavora ha solide basi imprenditoriali e l’obiettivo è affermarsi su scala internazionale. Insomma, sono quelle che hanno davvero una marcia in più e tutte le possibilità di sopravvivere diventando realtà di successo.

[Greta Sclaunich © Corriere della Sera, 09.11.2013]

Qui l’elenco completo delle startup e degli operatori del sistema dell’innovazione sul sito di InfoCamere.

Qui il ‘who’s who’ diviso per aree geografiche (nord, centro, sud) e tematiche.

I numeri del fare impresa in Italia
Interessanti i dati che lo studio ha rivelato: 1227 startup innovative in Italia, 113 le startup hi-tech finanziate, 97 sono gli incubatori e acceleratori (64 pubblici e 33 privati), 32 gli investitori istituzionali (6 pubblici e 26 privati), 40 i parchi scientifici e tecnologici (37 pubblici e 3 privati), 65 gli spazi di coworking e 33 le competizioni dedicate alle startup.  Le startup innovative sono per il 50% localizzate al nord, per il 36% al centro e per il 14% al sud, mentre le startup finanziate hanno per il 46% sede al nord, per il 26% al centro e per il 28% al sud.

112 milioni sono gli euro investiti in startup hi-tech nel 2012, un dato che per il 2013 si stima intorno ai 110 milioni di euro. Nel 2012 il 70% degli investimenti nelle startup hi-tech è stato effettuato da investitori istituzionali, mentre il restante 30% fa capo a Business Angel, Family Office e Incubatori/Acceleratori. Osservando la distribuzione degli investimenti sui settori di appartenenza delle startup, il 73% ha un focus sull’ ICT, il 16% nell’energia e nelle rinnovabili, il 9% nelle Life Science [fonte: Italia Startup]

La situazione in Trentino-Alto Adige

Da ‘osservatore interno’ quanto viene mappato rispetto alla nostra regione non è pienamente rispondente. Questi i numeri del rapporto di Italia Startup per quanto riguarda il Trentino-Alto Adige:

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Funded startups: nessuna. Ehi, ma le startup della Brennerway dove sono finite, o mi sono perso qualcosa? (Brennerway is currently defined as the axis spanning from Mantua to Bozen, including Verona Rovereto and Trento). La lista coordinata da Alfiero Santarelli (anima del gruppo Startup Spritz su fb) ne conta 87 ! Alcune delle quali incluse tra le startup di stanza presso il TIS innovation park di Bolzano, attualmente in numero di  24. La lista di Brennerway riporta correttamente anche le fonti utilizzate, il che contribuisce a fare maggior chiarezza.

TIScitylight1185x1750.inddIncubators and accelerators: 4 (Progetto Manifattura, Trento RISE, la neonata filiale di IXL Center e Industrio). Non viene citato l’incubatore del TIS (!) che in 15 anni (dal 1998) ha accompagnato 101 nuove aziende, con una quota di sopravvivenza delle start-up pari al 89% (non torna con i numeri del rapporto di Italia Startup…). Tutte le 101 aziende nel 2012 hanno raggiunto un fatturato totale di quasi 44 millioni di euro e hanno creato piu’ di 300 posti di lavoro qualificati (il 54% dei dipendenti hanno una formazione tecnica superiore).

Science and technology parks: 2 (TIS innovation park e Trentino Sviluppo). Ok.

Coworking spaces: 1 (the Hub Rovereto, forse era il caso di mettere il link giusto, non quello di Milano).

Startup competitions: nessuna. E quelle del TIS (ad esempio Start Up!) e di Trentino Sviluppo (come D2T Start Cup)?

2013_11_20 immagine 04Associations, on line sources and communities: nessuna. Ma è il caso di ricordare che ad esempio ItaliaCamp, che viene inserita nell’area Centro con la propria romana, conta su Camp regionali, quali appunto quello del Trentino-Alto Adige (regione che rappresenta a livello nazionale una punta di diamante dello sviluppo sostenibile).

Insomma, fortunatamente un sistema molto dinamico che, proprio in quanto tale, è difficile da mappare in modo preciso …

[*] StartupOver è un blog sulle startup che … non ce l’hanno fatta.

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