Fuori dal tunnel solo chi fa innovazione.
Innovazione: è questa la chiave per crescere, superare la crisi e riuscire a competere in un mercato che richiede prestazioni sempre più elevate. Ne sono convinti i Giovani imprenditori edili dell’ANCE, che hanno ragionato su questo tema nel corso del loro XVI Convegno nazionale, “Oggi è già domani”, che si è svolto l’8 maggio 2015 alla Triennale di Milano.
A supportare le tesi dei Giovani i risultati di una ricerca realizzata per l’occasione dal Centro Studi dell’ANCE sulle trasformazioni che la crisi ha imposto all’organizzazione dell’attività d’impresa e sui nuovi modelli di sviluppo. Un’indagine che mostra come le aziende che sono riuscite a ottenere risultati positivi, negli anni più duri per il settore e per l’economia del Paese, hanno tutte cambiato qualcosa: chi l’organizzazione aziendale, chi il mercato di riferimento, chi la filiera del prodotto. La flessibilità e la capacità organizzativa si sono dimostrate le leve per vincere sul mercato.
La crisi economica iniziata nel 2008 è tra le più profonde e prolungate della storia del Paese e non è ancora possibile fare un bilancio completo degli effetti della crisi sul sistema produttivo italiano. Nelle costruzioni 68.000 (!) imprese sono uscite dal mercato nel periodo 2008-2013 (-24,5%), mentre molte hanno nel frattempo avviato dei processi di innovazione. In particolare, nel periodo 2010-2012, il 37% delle imprese con più di 10 addetti (circa 9.000 imprese) ha sviluppato innovazioni di prodotto o processo o di organizzazione o di marketing. Le forme di innovazione sono: di diverso tipo per il 41% delle imprese, di processo per il 35%, infine di prodotto per il restante 24%.
Le imprese intervistate tramite un questionario da KPMG per conto di ANCE hanno fortemente specializzato l’attività produttiva per il 43% delle imprese o diversificato le aree di business (43%), per il restante 14% hanno cambiato completamente il business, in particolare allontanandosi dai settori delle opere pubbliche e del residenziale, spostandosi verso riqualificazione e restauro, facility management, efficienza energetica e nicchie del mercato non residenziale.
Mentre i punti di debolezza si sono rivelati la difficoltà nell’intercettare una domanda che cambia, il localismo e la limitata dimensione d’impresa, le imprese intervistate hanno dichiarato quali punti di forza flessibilità e capacità organizzativa, qualità delle risorse umane e immagine sul mercato. In particolare, in quest’ultimo ambito il 95% delle imprese ha conseguito certificazioni di qualità ambientale, sicurezza, responsabilità sociale, ecc.
La carica dei 5000 cantieri
Mentre i giovani di ANCE riflettevano sul tasso di innovazione delle proprie imprese, pochi giorni prima (29.04.2015) i “senior” dell’Associazione Nazionale Costruttori Edili rilanciavano l’ennesimo piano di opere per far ripartire l’Italia. Un Piano di opere utili in grado di produrre in tempi brevi 165mila posti di lavoro, favorire un giro d’affari per 32 miliardi e destinate a migliorare la sicurezza e la qualità della vita dei cittadini, visto che riguardano per la gran parte la manutenzione di scuole e strade, il dissesto idrogeologico e la riqualificazione di città e periferie. Il 75% delle opere segnalate è a un livello di progettazione avanzata, che ne garantisce una rapida cantierabilità. Quali opere? Interventi per
- la sicurezza delle scuole (20%)
- migliorare la qualità della vita nelle città (16%)
- contrastare il rischio idrogeologico (13%)
- la manutenzione delle strade (13%)
Queste le priorità, in termini di risorse programmabili subito: rischio idrogeologico (5 miliardi), edilizia scolastica (6 miliardi), riqualificazione urbana/periferie (5 miliardi), housing sociale/disagio abitativo (3 miliardi). Insomma, scuole, territorio ed efficienza energetica. Speriamo bene …