Programmati per autodistruggersi.

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Lampadina a incandescenza installata a Livermore (California), è accesa in continuazione (a 4W di potenza) dal 1901 ! Foto: Corbis.

La vita breve di cellulari e lavatrici. Uno studio tedesco: strategia per aumentare le vendite ai danni dei consumatori. Non è capitato anche a Voi che l’apparecchio, l’utensile, l’elettrodomestico, il personal computer (sigh …) si rompessero (irreparabilmente) poco dopo la scadenza della garanzia? O di subodorare che la garanzia così generosa (3-4-5 anni …) della Vostra super elettronica auto giapponese o (sud) coreana fosse calibrata giusto giusto sulla durata reale, senza rotture, del Vostro veicolo? (Tra un’auto con garanzia 1 anno e una con garanzia 3 anni a parità di condizioni quale acquistereste … se sapeste – ma nessuno ve lo dirà – che la vita reale della prima è, diciamo 10 anni, e della seconda 5 anni ??). E dei prodotti con batteria non sostituibile (spazzolino elettrico, smartphone, i-Pod) che ne dite? E le stampanti, che costano ormai meno delle loro cartucce? (ma questa è un’altra storia …) Riporto integralmente gli articoli di Andrea Tarquini e Caterina Pasolini (con un’intervista al presidente di Altroconsumo) su La Repubblica del 21.03.2013.

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Nel 1924 a Ginevra i produttori di lampadine elettriche decisero di ridurne la durata media, che in poco tempo, passò da 2500 a 1000 ore.

La lavatrice non gira più, la tv non rende più  fedelmente i colori nelle immagini, o all’ improvviso lo schermo  resta buio. La lavastoviglie sbaglia i programmi o perde acqua,  il frigorifero s’ inceppa. E in ogni caso del genere il tecnico,  chiamato d’ urgenza, scuote la testa: «Che vuole, non è  più in garanzia». Dite la verità, a quanti di voi  è già successo? E quante volte avete avuto il sospetto  che elettrodomestici o altri oggetti d’ uso quotidiano (magari  anche diverse auto di massa) siano prodotti per rompersi apposta  allo scadere della garanzia? Il peggio viene poi dalla successiva  osservazione del tecnico o meccanico: «Non le conviene  riparare, costa troppo, meglio comprarne uno nuovo». Ora uno  studio commissionato dai Verdi tedeschi a scienziati ed  economisti per la prima volta dice che purtroppo abbiamo ragione:  il principio si chiama ‘obsolescenza programmata‘. Serve a  produrre e vendere di più. Pazienza se solo nella Repubblica  federale, in qualche anno, lo scherzetto è costato 100  miliardi agli ignari consumatori.

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Dupont nel 1940 lancia le calze di nylon. Sono troppo resistenti, per aumentare le vendite vengono rese più sottili e fragili.

L’ idea di indagare è  venuta al gruppo parlamentare degli ecologisti. Un esperto,  Stephan Schridde, e il professor Christian Kleiss della  facoltà di Economia di Aalen, si sono messi al lavoro  studiando una ventina di elettrodomestici e altri prodotti di  largo consumo. I risultati sono scoraggianti. Per noi consumatori  almeno, non per chi produce e vende di più. È un  vecchio trucco, l’ obsolescenza programmata, dice il rapporto. L’  associazione dei produttori di elettrodomestici di qui replica  che «se fosse così i consumatori cambierebbero subito  marca, e le aziende si rovinerebbero». Ma già nel 1924  i produttori di lampadine conclusero un accordo segreto: produrle  perché durassero non più di mille ore. Decenni dopo  furono scoperti, ma il divieto di limitarne la vita non è  stato mai applicato davvero.

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Class action contro la Apple nel 2003 per la durata delle batterie dell’iPod, volutamente ridotta per spingere ad acquistare nuovi modelli.

E che dire della tv, davanti a cui  ci sediamo ogni sera? Oggi si possono acquistare splendidi  televisori ultrapiatti, con telecomandi con mille funzioni e l’  allaccio a internet. Peccato che spesso all’ interno abbiano  condensatori elettrolitici di scarsa qualità, che non vivono  molto più della garanzia. Un altro caso storico di complotto  ai danni del consumatore avvenne con le calze di nylon: quando  furono lanciate sul mercato nel 1940 erano così robuste che  l’ industria subì un crollo nelle vendite, duravano troppo.  I produttori allora si accordarono: modificarono la fibra, e ne  misero a punto una più fragile.

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Durata media della lavatrice più economica: 3 anni. Nel 1998 la vita media era 12 anni.

Torniamo agli  elettrodomestici. Senza lavatrici o lavastoviglie, la vita  quotidiana d’ una famiglia sarebbe un inferno, è vero. Pochi  sanno però che la loro durata media è crollata, dai  dodici anni del 1998 ai sei anni e mezzo attuali, che scendono  addirittura a tre anni appena per i prodotti più economici.  In spazzolini da denti elettrici, mixer, frullatori, le ruote  dentate che li muovono sono troppo fragili per durare quanto  vorremmo. Ma anche i nuovi strumenti della comunicazione mobile,  dall’ iPod a diversi smartphone, a computer portatili si sono  attirati proteste e, negli Usa, anche una class action.  Perché le loro batterie non sono sostituibili, al contrario  di quanto avviene nei cellulari tradizionali, quindi quando si  scaricano bisogna mettere mano al portafogli. Ripararli è  impossibile, o troppo difficile e costoso.

Una scelta strategica,  dunque. «L’ obiettivo è la massimizzazione della  rendita di capitale», afferma Stefan Schridde. E lo studio  scritto a quattro mani con Kreiss sottolinea: poiché aumenta  le vendite, “la strategia del deterioramento della qualità  dei prodotti viene alla fine premiata dall’ aumento degli utili”.  Viva chi vende, tanto peggio per chi compra e deve presto  ricomprare. Di economia ecologica e sostenibile poi neanche a  parlarne.

[Andrea Tarquini, © La Repubblica 21.03.2013]

Meglio scegliere i prodotti che hanno garanzie più lunghe

2013_04_10 immagine 06Roma – «È vero, è una realtà indiscutibile:  gli elettrodomestici durano sempre meno, e si rompono più  spesso». Paolo Martinello, presidente di Altroconsumo non ha  dubbi.

È una conseguenza della cosiddetta obsolescenza  programmata? «Non ho le prove per dire che le aziende  calcolino volutamente la rottura dei meccanismi perché  avvenga poco dopo la fine della garanzia, ma c’ è un dato  reale: una volta una lavatrice durava in media 12 anni ora la  metà del tempo. Insomma hanno allungato la garanzia, passata  nel nostro paese a due anni, per dimezzare la durata dell’  elettrodomestico. L’ economia dei consumi lancia in continuazione  nuovi prodotti, se durassero troppo il mercato si  fermerebbe».

Che può fare il cittadino? «Intanto  far valere la garanzia, cosa già di per sé non facile  visto che in Italia otto negozi su dieci rifiutano di sostituire  l’ oggetto rotto nonostante sia dovuto per legge. Poi affidarsi a  prodotti che offrono garanzie più lunghe, magari anche  parziali».

A livello nazionale? «Copiare l’ Inghilterra  dove la garanzia dura a seconda della legittima aspettativa di  durata di un prodotto, per una lavatrice anche più di cinque  anni. Poi estendere e far rispettare alle aziende l’ obbligo di  ritiro e smaltimento dei prodotti elettronici rotti. Ogni ritiro,  ogni smaltimento è un costo e forse così li farebbero  durare di più».

[Caterina Pasolini, © La Repubblica 21.03.2013]

2013_04_10 immagine 02Approfondimenti, vedi anche:

L’articolo ‘Fatti per non durare‘, sul sito Associazione dei Comuni Virtuosi.

Usa e getta‘ di Serge Latouche.

Il documentario seguente ‘Prêt à jeter‘ di Cosima Dannoritzer (in francese).

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