Riflessioni in libertà dall’Innovation Festival
Il Festival dell’Innovazione è dietro le nostre spalle e già ci costringe a pensare a quello che abbiamo davanti a noi o meglio a quello che dobbiamo creare davanti a noi, perché questo è il messaggio principale che ne è emerso, innovare non è un’alternativa accademica, è una necessità industriale. L’esperienza dei tre giorni passati davanti ai riflettori (e dei mesi di lavoro dietro le quinte) è stata intensa, motivante e soddisfacente, per lo meno per chi l’ha vissuta (al TIS) in prima persona e con il giusto spirito di iniziativa e collaborazione.
La mission era chiara: rappresentare al meglio il sistema locale dell’innovazione, il che ha spinto ancora una volta a radiografare questo sistema, a capire ancora una volta quali sono le sue potenzialità e come è possibile aiutare le aziende altoatesine a fare ancora meglio. Ed è per questo che l’obiettivo non era certo la semplice fotografia espositiva di un contesto, ma l’attivazione di ulteriori collegamenti virtuosi tra aziende, tra aziende e ricerca, e, forse mai in modo così aperto come stavolta, tra aziende e cittadini dell’Alto Adige (e non solo).
Insomma, una nuova puntata (e che puntata …) del percorso che il TIS sta facendo per diventare un vero e proprio volano dell’innovazione locale e che va ad aggiungersi a tutta una serie di altri strumenti già sperimentati, che di questo ‘metodo TIS’ sono parte integrante.
Come in tutti gli eventi ‘mediatici’ di una certa portata, anche in questo caso i pareri contrastanti non sono mancati. Come è giusto che sia le critiche sono bene accette se stimolano la discussione e promuovono il superamento degli errori, spesso, come in questo caso, scaturiti dall’inesperienza. Una sintesi può essere rappresentata da tre articoli usciti in questi giorni sui quotidiani locali. Due posizioni contrapposte: ‘Il precedente altoatesino della Silicon Valley’ di Florian Kronbichler (Corriere dell’Alto Adige del 30.09.2012) e ‘L’assalto al futuro comincia dalle idee’ di Roberto Magurano (stesso giornale) e quella che mi sembra una sintesi tra le due ‘E’ nata una nuova capitale, ma la città è ancora fredda’ di Alberto Faustini, direttore dell’Alto Adige.
Approfitto degli articoli per fare qualche considerazione.
Kronbichler parla di innvazione come ‘positive thinking’ che di fatto corrisponde a ‘non pensare’, di Festival come fiera delle vanità, di onnipresente azzurrino delle event-agency, di sale fintamente sempre –piene e del sito web che è andato in tilt smascherando un’innovazione che non è nemmeno virtuale. Ora, se il ‘non pensare’ equivale al ‘perché no?’ del celebre aforisma di G. B. Shaw (Some men see things as they are and ask why. Others dream things that never were and ask why not), mi va più che bene. Quanto alle t-shirt azzurrine, non era una web agency ma uno stuolo di persone del TIS e di altre organizzazioni che in questi mesi hanno preparato l’evento e che nei tre giorni del Festival hanno messo da parte giacca e cravatta (per quelli che la mettono di solito) per indossare le magliette blu con le pile cariche tutti ‘accesi’ dalla scintilla dell’innovazione. Quello che ha colpito è che le sale fossero realmente piene (cosa insolita – come ha fatto notare Gianni Riotta, moderatore dell’incontro ‘Stimolare un ecosistema per l’innovazione’ con

Kenneth Morse – per una tematica che in genere passa per seriosa). Per non parlare della coda per Jeremy Rifkin e Rigoberta Menchù, e del successo della Lunga Notte della Ricerca 3.0. Il sito web poi è andato in tilt, certo, forse per un eccesso di contatti, il che comunque è stato un segnale dell’interesse provocato (e comunque anche un sito web potenziato ha un extra costo così come ce l’ha il sistema per trasmetter in streaming gli incontri – bisognava anche non spendere troppi soldi pubblici ! …). Il rischio della fiera delle vanità c’è, come c’è in tutte le … fiere, ma per una volta (e questa era la volta) il coraggio di far bene deve essere accompagnato in modo assertivo dalla trasparente comunicazione di quello che si fa (altri ‘mercati’ sono ben più smaliziati e aggressivi …).
Magurano nel suo articolo lancia messaggi più concilianti parlando di un clima frizzante, di guardare al di là dell’orizzonte, di crescere malgrado la crisi, di quanto sta facendo una realtà piccola come l’Alto Adige (popolata come un quartiere di Milano …) e soprattutto di come mele e turismo (citando Riccardo Illy) non siano sufficienti a reggere la concorrenza.
Per Faustini infine Bolzano ha fatto di più, grazie al Festival: ha dimostrato che l’innovazione è pratica quotidiana e insieme conquista collettiva, calando l’asso della concretezza, anche se è mancato l’effetto Festival, in grado di coinvolgere la popolazione in ogni angolo della città; ma era una prima volta e come tutti i processi di cambiamento ci sarebbe da stupirsi se la trasformazione fosse stata così facile e repentina (segno magari di una condivisione solo di superficie).

Credo però che alcune ‘navi’ siano andate in porto. È andata in porto la partecipazione entusiastica di tanti giovani (del TIS ma non solo) che in quanto giovani hanno saputo avvicinare altri giovani (l’esperienza davvero coinvolgente della Lunga Notte, ad esempio) e in quanto appassionati del loro settore sono stati in grado di mostrare ai cittadini che non basta la creatività (il ‘non pensare’ di prima) ma ci vogliono alte professionalità e competenze rigorose.
È andato in porto il ‘metodo TIS’, in una nuova versione: dopo i Cluster, i workshop, gli eventi, i gruppi di lavoro, l’Innovation School, il ‘framework’ (my input, my network, my product, my office), i games, i progetti R&S in cooperazione, insomma tutte le declinazioni dell’innovation managenent, ecco il grande contenitore, il ‘Festival’. L’innovazione come motore del cambiamento strategico. Sostenibile, perché solo così può risolvere i mali ambientali, economici e sociali che ci portiamo dietro frutto di un’industrializzazione sconsiderata. ‘Sustainable innovation’, gestita con metodi efficaci ed efficienti (management) per trasformare nuove idee in nuove soluzioni reali. Insomma, Sustainable Innovation Management, come il titolo di questo blog.
E sono andati in porto soprattutto il network e la cooperazione; perché senza network non c’è cooperazione e la cooperazione è il vero assetto ‘mentale’ necessario per catalizzare l’innovazione nelle aziende del nostro territorio. Let’s network, la sezione del Festival costituita dalla ‘expo’ in Piazza Walther ha presentato all’Alto Adige molti ‘gruppi di lavoro’: Facciate, Intertech, Badl/Regiokorn, E-mobility, Smart green mobility, Solare termico, Pellets, Pietra naturale dell’Alto Adige. Sono tutte aziende che stanno cooperando per creare insieme qualcosa di nuovo, sia in forma di filiera sia come partner paritetici che consolidano la propria competenza intorno ad una tematica forte che, anche per questo, diventa strategica. Come il Gruppo Facciate, le migliori aziende altoatesine del settore riunite dal TIS, che provano a superare la crisi cooperando tra di loro, integrando i sistemi, innovando le soluzioni.

Realizzazione: Stahlbau Pichler, Bolzano
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