Concretezza in difesa, creatività in attacco. Innovare dagli errori.

Com’è nata la squadra che piace a tutti.

Difficilmente il processo di innovazione si sviluppa in modo lineare. La storia recente di come Prandelli ha “aggiustato” in breve tempo la nazionale di calcio agli Europei, per portarla a superare in semifinale la Germania di Löw passa attraverso 4 episodi.

1° episodio – Comprendere dagli errori.

Foto: La Repubblica

1 giugno. A Zurigo nell’amichevole subito prima degli Europei che doveva essere un semplice test di preparazione, l’Italia viene facilmente battuta 3-0 dalla Russia (che poi non passerà il suo girone di qualificazione per i quarti di finale). Cesare Prandelli riunisce il suo team (Gabriele Pin, il vice e Maurizio Viscidi, il tattico) – Bisogna fare qualcosa, la situazione sta precipitando – Primo, rivedono il “funzionamento” della difesa, alla luce dei “risultati del test”. In campionato i difensori selezionati per la nazionale giocano tutti con un altro modulo (3-5-2). Uno dei principali motivi di malcontento di Prandelli è che durante l’anno ha avuto poche occasioni per provare l’amalgama della nazionale, che vuol far giocare con un’identità propria. I presidenti delle squadre di club gli hanno messo a disposizione i selezionati col contagocce. Difesa (a 4) nella formazione contro la Russia, da sinistra: Balzaretti, Bonucci, Barzagli, Maggio. Tutti nelle loro squadre di club giocano con la difesa a 3 (con un difensore centrale).

2° episodio – Ribaltare gli imprevisti.

Foto: Il Giorno

Firenze, 2 giugno. La sensazione di incertezza dilaga. – E’ come se neanche più si ricordassero come si difende a quattro – Prandelli non ha mai amato la difesa a tre, ma lo staff si rende conto che bisogna abbandonare la consuetudine collaudata e avere il coraggio di cambiare. Un imprevisto negativo “agevola” la decisione. Barzagli è infortunato e ne avrà per un paio di settimane. Nell’ultima partitella di allenamento prima della partenza per la Polonia, Prandelli ha un’intuizione e chiede a De Rossi di arretrare a fare il centrale in una difesa a tre. De Rossi è un giocatore polivalente, in grado di chiudere in difesa ma anche di impostare il gioco. In questo modo la responsabilità delle azioni in avanti non è solo sulle spalle di Pirlo.

3° episodio – Condividere le scelte.

Dopo un paio di giorni di riposo la squadra parte per Cracovia e lì comincia ad allenarsi. Il 5 giugno, dopo la cena, Prandelli spiega in modo aperto alla squadra il contesto, il problema, le soluzioni proposte. Prima consolida la fiducia ricordando i due anni di lavoro proficuo che hanno consentito a tutti di essere lì a giocare nell’Europeo. Poi espone la necessità di cambiare, per migliorare radicalmente il gioco e risolvere alcuni difetti inacettabili della difesa. Chiede il parere a tutti e si rende conto di avere il gruppo dalla sua parte e di poter contare su dei leader interni “moltiplicatori”: Buffon, Pirlo, Chiellini e De Rossi, che condivide con altruismo e abnegazione il suo nuovo ruolo. La squadra capisce che la scelta non è un artificio cerebrale dell’allenatore, ma una strada obbligata da imboccare senza ostruzioni.

4° episodio – Metabolizzare le soluzioni.

Il 14 giugno l’Italia pareggia con la Croazia, giocando molto meglio ma in modo discontinuo. Manca qualcosa per conseguire una nuova stabilità. Barzagli è pronto per rientrare e le sue doti tecniche possono aggiungere valore alla squadra. La squadra ha conseguito una nuova sicurezza, Prandelli convoca il suo staff e ripropone la difesa a 4. Anche stavolta opera in modo trasparente, alla ricerca del consenso. – Secondo me era solo un problema di testa, non tattico – dichiara ai giocatori. – Ripartiamo dalle certezze trovate durante il cammino di qualificazione. Insomma, ripartiamo dalla difesa a quattro. – Anche perché nel frattempo è spuntato un altro problema, l’Italia non segna e Prandelli vuole dare la possibilità di esprimersi ad altri giocatori che nel frattempo sono “entrati in condizione”: Diamanti, Montolivo. Il commissario tecnico “ascolta” e si “confronta” con i giocatori, pur mantenendo la responsabilità delle scelte. Parlano di nuovo gli “anziani” e tutti insieme procedono, condividendo un progetto.

La potenza non è nulla senza il controllo.

Foto: Il Corriere della Sera

Genio e oculatezza, fantasia e visione di gioco. La garanzia di una difesa concreta consente a Pirlo, là davanti, di gestire il gioco e di esprimere la sua creatività. L’assist telecomandato per Di Natale contro la Spagna, la punizione contro la Croazia. Quello che più impressiona è il rendimento continuo per tutta la partita, come un motore che gira efficiente a regime. Le soluzioni sono sempre brillanti e poco prevedibili: le “veroniche” a centrocampo, gli improvvisi cambi di direzione che disinnescano il pressing avversario creando di colpo una superiorità numerica, con la semplicità degna di Sun Tzu. “L’invincibilità dipende da noi. La vulnerabilità del nemico dai suoi sbagli. […] Non si tratta ancora di vincere: bisogna prima aspettare che si manifesti la vulnerabilità del nemico. L’abilità consiste nel riconoscere quel momento“.

Il rigore “ a cucchiaio” contro l’Inghilterra è l’evento che cambia il destino di una partita. Gli inglesi erano in vantaggio nel computo dei rigori segnati. Dopo la beffa di Pirlo imboccano inesorabilmente la china che li fa scivolare fuori dalla competizione. – Mi sentivo di farlo e poi si stavano dando troppe arie – commenta il nostro “architetto”, come lo chiameranno poi i commentatori tedeschi prima del match di semifinale.

La “classe” e il buon esempio possono essere contagiosi, i cross che Cassano e Montolivo misurano per la potenza sconsiderata di Balotelli sono parenti dei palloni “con il contagiri” di Pirlo.

 

E ora, alle prese con il “metodo cartesiano” degli spagnoli …

(parte del contenuto è adattato dagli articoli di Alessandro Bernini e Andrea Sini sui giornali del gruppo Espresso del 30.06.2012)

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