Thilafushi. Viaggio nell’atollo della spazzatura.
«Esco a buttar via l’immondizia». Quante volte l’abbiamo detto. C’è un’imprecisione. “Via” non esiste. “Via” è sempre “da un’altra parte”. Anche alle Maldive. Thilafushi è un’isola artificiale a 8 km dalla capitale, Malé, che “cresce” di un metro quadrato al giorno. Ospita tutti i rifiuti prodotti da vacanzieri (con gli italiani in testa) e abitanti delle 1190 isole. E minaccia di rovinare per sempre il mare più bello del mondo.
Da Malé arriva ogni ora a Thilafushi una quantità di rifiuti equivalente a quella trasportata da cinque camion della spazzatura. Non c’è impianto per il riciclaggio della plastica, alle Maldive. Bottiglie e contenitori vengono separati per essere poi trasportati all’estero.
Possiamo vedere i fumi velenosi che s’innalzano per la combustione delle sostanze più svariate e l’angoscioso vagare di persone in cerca di materiale da recuperare. Nelle falde acquifere finisce un mix di sostanze – mercurio, cadmio, amianto, piombo – i cui effetti potrebbero distruggere anche l’industria della pesca.
Fulco Pratesi racconta il suo viaggio all’interno di questa bomba ecologica, nell’articolo su Io Donna | Corriere della Sera, del 23.05.2015, che potete leggere qui.
See also: Paradise trashed: The beautiful island in the Maldives that’s been reduced to a pile of rubbish